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Che si tratti dell'inserimento al nido o alla scuola dell'infanzia, che sia l'inizio della scuola primaria o secondaria o anche delle superiori è certamente un periodo importante e faticoso di cambiamento.
Non solo perché nei primi anni i periodi di inserimento o ambientamento sono spesso molto lunghi e mettono a dura prova le risorse organizzative delle famiglie. Ma soprattutto perché, di qualunque inizio si tratti e in qualunque modo sia organizzato, segna un passaggio. Una fase di crescita e di cambiamento del bambino (o del ragazzo), ma anche della relazione con i genitori.
L'inserimento al nido è la prima importante separazione, la prima occasione nella quale affidiamo nostro figlio o nostra figlia ad un contesto estraneo e non più ad una sola persona scelta da noi, ma ad una collettività, di adulti e di bambini (e di genitori anche). E' un passaggio che richiede fiducia nella struttura e nel bambino e che risulta spesso molto faticoso sia per il genitore - in particolare la mamma - sia per il bambino.
Queste stesse difficoltà si affrontano all'inizio della scuola dell'infanzia se non si è fatta l'esperienza del nido. E in ogni caso questo nuovo ciclo coincide con l'acquisizione di nuove autonomie, un maggiore rapporto bambini-insegnanti, con le quali si instaura anche un rapporto solitamente più distante e dunque meno rassicurante rispetto a quello con le educatrici del nido. Ma soprattutto coincide con l'inizio della socializzazione e tutta la complessità dei rapporti fra pari.
Il passaggio alla scuola primaria segna l'inizio dell'apprendimento, con tutta l'ansia da prestazione che oggi questo comporta in bambini e genitori, la difficoltà delle regole, della concentrazione prolungata e dell'apprendimento frontale e in ambiente chiuso e ristretto, con poche possibilità di movimento. Inizia il problema dei compiti a casa.
Poi la secondaria (la scuola media): l'inizio di una nuova - e spesso troppo improvvisa - autonomia, a volte difficile da gestire, anche in questo caso sia per i figli che per i genitori. Un nuovo modo di apprendere e studiare e di relazionarsi con la scuola e i docenti. Cui si aggiunge il cambiamento profondo nelle relazioni fra coetanei e nel proprio corpo. Una tempesta di cambiamenti da governare per i genitori.
Infine, l'inizio della secondaria superiore: l'inizio della vera e propria adolescenza, il progressivo distacco dal nucleo familiare, i conflitti che ne derivano, le diverse richieste della scuola a seconda dell'istituto scelto.
Solo problemi e preoccupazioni allora? Come sostenere i nostri figli in questi passaggi impegnativi?
Innanzitutto appunto sosteniamoli. Non graviamoli con le nostre ansie e preoccupazioni. Affidiamo queste al nostro compagno o compagna (se c'é), a un amico o amica, a un gruppo, o chiediamo consiglio ad un esperto se siamo molto preoccupati. Ma non a nostro figlio.
Diamogli tempo. Ai bambini e alla scuola. Ogni cambiamento richiede un tempo di adattamento. Variabile in base all'età (l'adattamento al nido per es. richiede alcuni mesi), al bambino, alla struttura che lo accoglie e al contesto generale. Ma in ogni caso richiede tempo. Osserviamo quello che accade senza intervenire immediatamente, lasciamo loro la possibilità di tirare fuori le proprie risorse e trovare il loro modo di adattarsi alla nuova situazione
Diamogli fiducia. I nostri figli sono pieni di risorse. Sono capaci di affrontare il cambiamento. Meglio di noi. Perché sono più giovani e quindi più duttili. Non spaventiamoci se all'inizio sono più irrequieti, o sembrano in difficoltà. Stanno cercando di adattarsi e stanno crescendo.
Diamo fiducia alle strutture. Se abbiamo scelto un nido o una scuola lo abbiamo fatto con delle motivazioni. Per quanti limiti possa avere la scuola italiana è anche piena di persone capaci e con molta esperienza. Stiamo in osservazione, ma aspettiamo a trarre conclusioni. Se abbiamo dei dubbi parliamo con le persone interessate e non coinvolgiamo i bambini.
Ascoltiamoli. I bambini piccoli non raccontano, ma il loro corpo e le loro reazioni ci dicono tante cose. Mano mano che crescono iniziano a raccontare. Non sempre come immaginiamo noi: spesso partono da dettagli per noi insignificanti ma per loro importanti. Dedichiamo loro un ascolto attento, che li aiuti ad esprimere anche gli stati d'animo e non solo i fatti, senza ricoprirli di domande, ma creando nella frenesia quotidiana uno spazio sereno e libero di ascolto (a tavola? prima di dormire?).
Vediamo le cose in prospettiva: per crescere bisogna cambiare. I passaggi sono inevitabili, sono il momento in cui si va avanti. Il ruolo del genitore è quello della guida nel viaggio. Se la guida è incerta e preoccupata, il viaggio è faticoso e malsicuro. Se la guida è salda, è sereno e pieno di cose da scoprire.