![]() |
Cuori Puri, di Roberto De Paolis, Italia, 2016 |
Può e deve essere letto a moltissimi livelli. Uno di questi è il rapporto fra la protagonista - diciottenne - e sua madre.
Il film - per essere molto sintetica e non svelare nulla - narra l'incontro di due giovani che pur abitando lo stesso quartiere - Tor Sapienza con tutte le sue difficoltà e contraddizioni - appartengono a due mondi lontanissimi. Eppure, o proprio per questo, si attraggono, si cercano, forse si trovano.
Agnese, in particolare, vive solo con la madre che ha scelto per sé e per lei un'appartenenza religiosa al cattolicesimo osservante fatta di misticismo, socialità, ma anche repressione della sessualità, forte colpevolizzazione rispetto al desiderio e al piacere. In nome di un amore concepito come sacrificio e come dono di sé completo all'altro, ogni altra esperienza è mortificata e censurata. La madre esercita un controllo ferreo sulla figlia in nome del suo amore di madre: in tutto il film le si rivolge sempre chiamandola "amore" - parola che finisce per suonare soffocante e quasi violenta - ma al contempo ne controlla pervasivamente la vita e l'intimità anche fisica. In nome del principio - confermato dal parroco- che i genitori, e solo loro, sanno ciò è che giusto e sbagliato e scelgono sempre per il bene dei figli.
Ma Agnese ha un bisogno istintivo di crescere e vivere e cercare sé stessa che la porta a non fermarsi, a non accettare passivamente. Il conflitto interno che ne nasce porterà Agnese a scelte molto faticose, che non rivelo.
Attraverso questa narrazione, per certi versi un po' estrema, il film pone questioni complesse -come dicevo- ma questa è particolarmente importante per i genitori: più vogliamo controllare i nostri figli adolescenti, più ci sfuggiranno di mano. Più vogliamo imporre le nostre scelte e i nostri valori, più se ne allontaneranno. Più vogliamo proteggerli, più li mettiamo in pericolo. Più vogliamo tenerli con noi, più se ne andranno.
E allora che fare? Lasciarli liberi e basta? Che facciano quello che vogliono quando lo vogliono come lo vogliono? No, neanche questo. Come pure lascia intravedere il personaggio di Stefano, anche se non è questo l'aspetto centrale.
Io continuo a credere che il punto sia sempre e solo ascoltare. Faticosamente ascoltare. Non solo con le orecchie ma soprattutto col cuore e la mente- mi si perdoni la retorica. Non fare solo domande per sapere. Che hai fatto? Tutto bene oggi? Con chi sei uscito? Quanto sei stata al telefono?
Ma soprattutto domande per conoscere: come stai? cosa ti piace? cosa non ti piace? cosa desideri? che ne pensi? come puoi risolvere il problema?
Le risposte a queste domande ci diranno anche che ha fatto oggi e con chi è uscita. Ma anche molto di più. E non avendo bisogno di proteggersi dalla nostra invadenza, potranno coinvolgerci nella loro vita, quando ne avranno bisogno. Perché non saremo una minaccia alla loro integrità, ma una risorsa per la loro vita.
Il blog avrà ora una cadenza quindicinale. Il prossimo post sarà pubblicato il 30 aprile. Stay tuned!
Nessun commento:
Posta un commento