"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

21 ottobre 2019

TRASMETTERE LE PASSIONI AI FIGLI

Foto di StockSnap da Pixabay
Come può un genitore trasmettere le proprie passioni ai figli?
In molti casi il desiderio di insegnare ai figli le cose che ci piacciono si scontra con la loro indifferenza o addirittura ostilità e la frustrazione e la delusione che ne seguono per noi è tale che gettiamo la spugna. A volte non solo rinunciamo a condividerle con i figli ma rinunciamo alla passione stessa, non trovando il tempo da dedicarle e ritenendolo secondario. Allo stesso tempo il bambino resterà con l'idea che quell'attività è noiosa e non la prenderà in considerazione come una possibilità.

Io credo che ancora una volta la chiave di tutto stia nell'affrontare le cose da un altro punto di vista. 
Innanzitutto proprio dalla passione. E da noi stessi. 
Se una qualunque attività ci piace e ci fa stare bene facciamola. Per noi innanzitutto. Per stare bene, per provare piacere, per nutrirci. Ci piace cucinare? Facciamolo. Per il piacere di farlo. Ci piace suonare? Facciamolo. Per il puro piacere di farlo. Ci pace fare trekking? Facciamolo, anche da soli, per il puro piacere di farlo. 
Se possibile facciamolo in presenza dei nostri figli, ma non per loro o con loro: cuciniamo, suoniamo, dipingiamo, facciamo bricolage quando ci sono anche loro. Il piacere che proviamo, la concentrazione, la soddisfazione, in una parola la passione che proviamo sarà evidente e, il più delle volte, contagiosa. Ci osserveranno e prima poi ci chiederanno di farlo anche loro. Oppure quando avremo destato la loro curiosità potremo proporre noi di fare insieme. La base di questo fare insieme sarà il piacere che hanno visto nei nostri occhi e il desiderio di condividerlo e di fare come mamma o come papà. Poi forse la concentrazione e l'interesse dureranno poco, i risultati non saranno eccelsi. Ma non importa. Sarà arrivato il messaggio che mamma o papà ama cucinare o suonare ecc. e che stanno bene nel farlo.
E per le attività che non si possono fare in casa? Se amo fare trekking o vela o teatro? Fatelo. Da soli, con i vostri compagni di avventura, fuori casa, poi tornate e raccontate con gioia la vostra impresa. Invitate vostri compagni di viaggio e fateglieli conoscere raccontando insieme. Vi chiederanno di venire con voi.
Lo so. A questo bel discorso ci sono almeno due obiezioni:

La prima: e il tempo? Dove lo trovo il tempo di coltivare le mie passioni nella vita frenetica che facciamo? Sono proprio i figli a sottrarmelo. Oltre al lavoro, la casa... La questione è seria e va affrontata con un discorso più ampio. Qui mi limito a dire che l'importanza di coltivare almeno in parte un proprio interesse è prioritaria come trovare il tempo per mangiare e dormire e pertanto la propria vita andrebbe organizzata anche con questo obiettivo. In ogni caso se noi non riusciamo a trovare il modo di appassionarci a qualcosa allora non possiamo certo sperare che lo facciano i nostri figli. Inutile pretendere di insegnare qualcosa che per noi è lettera morta ed è ormai, nel migliore dei casi, un lontano ricordo del passato. Lasciamo perdere allora. Almeno non li annoieremo e non correremo il rischio di fargli detestare ciò che noi abbiamo amato.

La seconda: e se poi non gli piace e si stufa? Possibile. Nulla di grave. Ci abbiamo provato e non è detto che in futuro non si interessino. I nostri figli non sono noi. Possono avere interessi, curiosità, tempi, diversi dai nostri. Non ha importanza. Ma certo sapranno ciò che appassiona noi. E non penseranno che cucinare sia noioso, o che fare trekking sia solo fatica inutile, per esempio. Abbiamo gettato un seme e continuiamo ad innaffiarlo ogni volta che ci vedono appassionati. Forse un giorno germoglierà. E se proprio non è il terreno giusto per quel seme, almeno avremo nutrito noi e non avremmo rinunciato a una parte importante di noi. Vi sembra poco?

Nessun commento:

Posta un commento