"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

26 giugno 2017

PROBLEMI DA RISOLVERE

Nel post precedente ho accennato alla capacità di problem solving. Ma di cosa si tratta più esattamente?

Letteralmente è la capacità di "risolvere problemi". Pertanto tendiamo a pensare che riguardi gli adulti o, al massimo, i ragazzi e che non abbia nulla a che fare con l'infanzia. Andando a scuola, crescendo, sviluppando il pensiero logico si svilupperà piano piano anche la capacità di risolvere i problemi.

Non è così. In realtà è un'abilità molto importante che si apprende sin da piccoli, già nel primo anno di vita, quando per esempio un bambino vuole raggiungere un oggetto desiderato e non sa come fare. E poi via via giorno dopo  giorno ovviamente.

Anche perché non dobbiamo pensare che riguardi solo problemi complessi o astratti. Si tratta invece della capacità di trovare soluzioni per i problemi quotidiani, le piccole sfide di ogni giorno, la cui complessità aumenta con l'età ovviamente.

E di farlo in modo autonomo, senza ricorrere all'aiuto di un adulto.
Ha dunque a che fare con la creatività e con la capacità di guardare in modo diverso ad uno stesso fatto. Rende autonomi, perché permette di affrontare le difficoltà con risorse proprie, rende sicuri perché permette di sperimentare che se incontriamo una difficoltà sappiamo superarla, rende tenaci perché se abbiamo già superato delle sfide sappiamo che possiamo affrontarne di nuove.

Per tutte queste implicazioni è importante "allenarla" sin da piccoli. Come fare dunque?
Innanzitutto lasciando che i bambini provino e riprovino e cerchino la loro soluzione, spesso diversa dalla nostra.

Questo sin da quando, piccolissimi - come dicevamo - per esempio cercano di raggiungere un oggetto con difficoltà. Possiamo evitare di avvicinarlo o di rimuovere gli ostacoli. Possiamo invece incoraggiarlI a fare tentativi e cercare soluzioni.

E questo stesso atteggiamento di spettatori incoraggianti possiamo tenerlo anche negli anni a venire, trattenendoci dal fornire soluzioni, le nostre soluzioni, ma sollecitandoli a trovarne una, eventualmente dando dei suggerimenti, ma non l'intera soluzione. Certamente non proponendo la nostra come l'unica corretta e indiscutibile.

E' possibile che un bambino non riesca a infilare un vestito. Possiamo lasciare che faccia vari tentativi (specie di domenica!) e poi, se non riesce, dare un'idea: "hai provato a infilare una gamba alla volta?"

Questo anche rispetto alle difficoltà di relazione. Se nostro figlio o nostra figlia ci raccontano di un problema con un amico o un'amica possiamo evitare di dirgli cosa fare ("e tu allora gioca con un altro bambino!") ma chiedergli: "certo c'è un problema... che cosa potresti fare?". Eventualmente suggerire un ventaglio di possibilità da esaminare insieme.

E lo stesso per i problemi di rapporto con noi. Per esempio quando non vogliono svegliarsi la mattina: "capisco che fai fatica ad alzarti,  ma bisogna arrivare a scuola puntuali. Come possiamo fare?"

O ancora nei litigi fra fratelli e sorelle: "volete guardare tutti e due la televisione ma non vi mettete d'accordo sul programma. Che soluzione potete trovare, anziché litigare?"

Se ci prestiamo attenzione sono moltissime le occasioni quotidiane in cui possiamo rimandare loro la possibilità di affrontare e risolvere i problemi senza farlo noi per primi. A volte non sarà sufficiente, e servirà comunque il nostro contributo o persino il nostro intervento risolutore. Ma il fatto  di non proporci immediatamente e di rimandare loro la questione è, di per sé, stimolante. E giorno dopo giorno dà i suoi frutti.

Così favoriamo la loro autonomia, la sicurezza in sé stessi, la loro capacità di avere buone relazioni con i pari.

Direi che vale la pena provare.

Nessun commento:

Posta un commento