"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

19 giugno 2017

PIENI E VUOTI 2




Un lettore del post precedente mi ha chiesto:

quando mio figlio fa i capricci e dice che si annoia (la camera piena di giochi, ecc ecc), io cosa faccio? Cerco di fargli trovare modi per farlo giocare, da solo o con me o con la sorella. Ma poi spesso dopo poco torna con la stessa domanda. E allora, mi chiedo, come far capire a un bimbo di 6-7 anni che la noia è utile?

La domanda in effetti è necessaria. Si fa presto a dire che la noia è utile. Ma in concreto?

Mi viene a mente una scena di "Coraline e la porta magica": Coraline è sola in una grande casa semivuota e piuttosto triste in cui si è appena trasferita con i genitori. Intorno un vasto giardino incolto e anch'esso piuttosto triste. Nessuna persona nei paraggi a parte i suoi genitori completamente assorbiti dal loro lavoro e per nulla disposti a darle retta. Quando chiede al padre cosa può fare perché si annoia lui le risponde: "conta le finestre della casa"! La cosa sorprendente è che Coraline comincia a contare le finestre, anche se senza entusiasmo. E contando le finestre scopre la porta magica!

Io credo che sia così che possiamo sostenere i nostri figli e le nostre figlie nell'esplorazione della noia: dando suggerimenti. Anche assurdi, arzigogolati, insoliti. Mostrando che possono esserci anche altre possibilità oltre la tv, i videogiochi, giocare con altri.

Ma molto spesso questi suggerimenti, diversamente da quanto accade a Coraline, non saranno raccolti. Non ha importanza. Abbiamo comunque indicato una possibilità. Possiamo chiedere a loro di pensare delle soluzioni al problema. Si stimola l'inventiva, la creatività, un'abilità molto importante che gli esperti chiamano "problem solving" e che va allenata. A volte esce fuori qualcosa di sorprendente. Dirò di più. Possiamo tentare questa strada prima di dare il nostro suggerimento e lasciare questo come strategia di riserva.

E se poi proprio nulla viene fuori possiamo semplicemente lasciare che si annoino, brontolando, lamentandosi anche. Ma tollerando noi per primi il bisogno di riempire e di non sentire lagne. Se noi tolleriamo il vuoto e l'attesa, possiamo insegnare loro a tollerarlo a loro volta. E' la parte più difficile e frustrante, sfibrante a volte. E quella che ci sembra più inutile. Invece è la più importante.

Come sempre possiamo insegnare solo ciò che noi per primi sappiamo fare.




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