"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

18 settembre 2017

A SCUOLA A PIEDI. DA SOLI

Fu quando mio figlio aveva 8 anni che con un gruppo di amici genitori decidemmo che potevano andare scuola a piedi e da soli. O meglio in gruppo. Ma senza adulti. O quasi.

Ci organizzammo così: appuntamento sotto la casa di uno di noi, quella più centrale per il gruppo. Uno di noi a turno era con loro. Non li accompagnavamo però. Erano i bambini ad attraversare, a decidere la strada, a regolarsi col tempo. Il ruolo dell'adulto era quello di intervenire in caso di pericolo, di dare indicazioni solo se necessarie, di sostenerli nel gestire un conflitto se non riuscivano da soli. C'era una sola regola: nessun ritardo all'appuntamento altrimenti ci rimettono tutti. Chi ritarda va da solo.

I vantaggi furono tanti: i bambini erano contenti, si alzavano sorridenti e si preparavano di buona lena e con entusiasmo, erano puntuali ed efficienti - altrimenti il gruppo non li aspettava. Anche lungo il tragitto erano di buon umore, se qualcuno però aveva la luna storta o qualche problema si consolavano e incoraggiavano a vicenda. Camminavano. Chiacchieravano. Arrivavano a scuola puntuali.

Anche per noi genitori era comodo: ciascuno di noi accompagnava i figli solo una - massimo due - volte a settimana, gli altri potevano andare al lavoro prima o con meno corse. Non prendevamo la macchina e non cercavamo parcheggio. Non dovevamo urlare per farli uscire di casa. Eravamo tranquilli perché i nostri figli erano seguiti da adulti di cui ci fidavamo e sapevamo che stavano imparando qualcosa.

Progressivamente il ruolo dell'adulto è diventato sempre più marginale: con molta gradualità abbiamo cominciato a lasciare il gruppo prima dell'ultimo attraversamento, poi a lasciarli fare pezzi del tragitto sempre più lunghi da soli. Fino a lasciarli del tutto. All'inizio uno di noi che aveva un figlio più piccolo da accompagnare alla materna verificava che fosse tutto a posto all'arrivo.

In quinta elementare andavano del tutto da soli. Non ci si sono mai stati incidenti né problemi. Una sola volta c'è stato un brutto litigio durante il cammino. Prima ancora dei bambini, ce l'hanno raccontato delle mamme che li avevano visti litigare lungo la strada. C'era una punta di soddisfazione nel loro racconto. Già perché ci guardavano in modo strano, noi così avventati da lasciare soli i nostri figli. Doveva pur succedere qualcosa! In quell'occasione abbiamo parlato con tutto il gruppo. Abbiamo cercato di aiutarli a capire cosa fosse successo e perché e - soprattutto - come gestire meglio la cosa se si fosse creata nuova tensione. Abbiamo sospeso il gruppo per una settimana. Quando ci hanno detto che erano pronti a riprendere abbiamo ricominciato. Non è più accaduto nulla.
Nel corso degli anni (tre in tutto) alcuni bambini hanno sempre fatto parte del gruppo, altri hanno lasciato per varie ragioni. Altri si sono aggiunti. Insomma è stato un gruppo variabile. Ma ha sempre funzionato.

A distanza di tempo credo che due cose siano state fondamentali per la buona riuscita dell'esperienza. Ciascuno di noi a casa parlava con i propri figli di come era andato il percorso, analizzavamo insieme le difficoltà e come affrontarle le volte successive. E condividevamo ogni cosa fra noi genitori. Rispetto a qualunque problema, qualunque novità parlavamo e trovavamo una linea comune. Nessun passo avanti è mai stato fatto se non eravamo tutti pronti. Anche noi genitori eravamo un gruppo. E facevamo con i nostri figli un percorso di autonomia.

Quando all'inizio delle scuole medie sono andati a scuola da soli, ciascuno per proprio conto, eravamo tranquilli. Non è stato un salto nel buio. Noi avevamo imparato a fidarci di loro e loro di sé stessi.

Dimenticavo: tutto questo non è accaduto in paese, ma nella periferia romana. E i bambini non hanno mai avuto un cellulare.

Perché non provare?

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