"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

2 luglio 2019

I FIGLI NON SONO TUTTI UGUALI

Foto di John Hain da Pixabay
I figli non sono tutti uguali. Anzi sono tutti diversi.
Perché le persone non sono tutte uguali. Anzi sono - siamo - tutti diversi e diverse.
I figli sono uguali nell'amore che proviamo per loro e nel diritto (bisogno) che hanno di esso.
Per tutto il resto sono diversi. Non migliori o peggiori ovviamente, ma diversi.
Hanno età diverse innanzitutto (eccezion fatta per i gemelli evidentemente), temperamenti e personalità diverse.

Può sembrare una banalità. Eppure contrasta con l'idea largamente diffusa che i figli sono uguali appunto e che pertanto vanno trattati nello stesso modo (come afferma l'immagine sotto per esempio).

E' un'idea davvero molto diffusa che porta molti genitori a fare scelte generali valide per tutti i figli. Per esempio la paghetta o la si da a tutti o non la si da a nessuno. In tal modo il figlio più grande non l'avrà perché il fratello più piccolo non può averla, oppure il piccolo si ritrova in mano del denaro senza che sia ancora il tempo giusto. Se è il compleanno di un figlio anche l'altro avrà un regalo "sennò ci resta male". Se compro un paio di scarpe all'uno devo comprarle anche all'altro. E via di questo passo.

Questo crea però un livellamento che non corrisponde alle diverse esigenze e non permette dunque di rispondere ai bisogni individuali di ciascun figlio e figlia.
Un esempio volutamente molto banale: se un figlio ha un disturbo intestinale devono mangiare tutti riso in bianco? Spero vivamente che la risposta sia no.

Io credo che lo stesso principio si applichi alle situazioni più complesse. Per venire agli esempi citati sopra: la paghetta non va bene per tutte le età e allo stesso modo l'importo cresce con l'età. Si può cominciare a darla al più grande o differenziarne l'entità, motivandola esplicitamente con la differenza di età: quando anche il più piccolo raggiungerà l'età adeguata anche lui o lei avrà la sua paghetta. In questo modo si valorizza anche il ruolo del figlio più grande solitamente caricato di doveri e responsabilità ("tu sei il più grande devi fare il bravo"), che però non corrispondono quasi mai a maggiori possibilità.
Continuando: tutti hanno un compleanno all'anno, ciascun figlio ha la possibilità di vivere un momento di gioia e centralità quando riceve i regali per il proprio e dovrà imparare a rimanere in secondo piano quando tocca al fratello o alla sorella.
Le scarpe prima o poi servono a tutti, ma non nello stesso momento. Si comprano quando servono a ciascuno. L'importante è che a ogni figlio vengano riconosciuti i propri bisogni specifici e che vengano soddisfatti.

In questo modo la competizione fra i fratelli e sorelle diminuisce anziché aumentare, perché ciascuno si sente riconosciuto dai genitori per quello che è ed meno portato a innescare una contesa su cose che non lo interessano. Se invece instauriamo il meccanismo del "tutto uguale per tutti" attiviamo noi stessi un meccanismo di confronto continuo che diventa esasperante per tutti.

E se ci chiedono "perché a lui si e a me no"? La verità, come sempre. è la migliore risposta: "perché siete diversi e avete bisogni diversi, quando sarà il tuo momento lo avrai".

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