"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

28 maggio 2019

EDUCARE E' FATICOSO


Pensiamo che quando cresceranno e saranno più autonomi sarà meno faticoso. Quando dormiranno tutta la notte. Quando non dovremo più portarci la borsa piena di cambi. Quando faranno la doccia da soli. Allora sarà più facile. 
Poi scopriamo che non è così. Dormono di più, ma "fanno i capricci" di giorno. Non vanno cambiati, ma "non ascoltano". Non si ammalano più in continuazione, ma non vogliono fare i compiti.

Ma allora non si finisce mai?
Sarò impopolare, ma si, non si finisce mai. 
Nel confronto quotidiano con i genitori alla fine si arriva spesso a questa domanda. 
E anche quando le cose vanno meglio, anche quando la quotidianità funziona abbastanza bene, senza grandi difficoltà, il commento frequente è "ma che fatica!". 

E' vero. La fatica è costante, continua e ineliminabile. Fa parte del fatto di essere genitori. Cambia, ma non finisce.
Finiscono le notti insonni, i pannolini da cambiare e le pappe da preparare. A un certo punto riproviamo il piacere di una doccia senza orario o di un film la sera sul divano. Poi non li accompagniamo più a scuola e finiscono le corse e le urla la mattina. Un giorno cominciano a restare a casa da soli e se c'è sciopero a scuola possiamo non chiamare i nonni o la baby sitter o assentarci dal lavoro. Tutto questo finisce. Per fortuna crescono. 

Ma la fatica non finisce. 
Perché essere genitori significa essere presenti. Ed essere presenti è molto faticoso. Una presenza che cambia. E anche capire come cambia è faticoso. Perché non è immediato né istintivo. 
Nei primissimi anni appunto è una presenza innanzitutto fisica: non si può non esserci, innanzitutto col corpo, e, di conseguenza, è grande anche la stanchezza fisica. Poi man mano che le necessità di accudimento diminuiscono, sempre più la presenza necessaria è emotiva, di attenzione, di vicinanza, di ascolto. Non più una stanchezza fisica, non più una presenza assidua col corpo (che anzi deve progressivamente diminuire, per lasciare loro spazi di autonomia ed esplorazione), ma con la testa e le emozioni. 
Ecco allora la fatica di dare regole e limiti e farli rispettare (fatica enorme), la fatica di lasciarli esplorare la vita senza farsi sopraffare dalla paura, la fatica di rimanere sempre in ascolto, la fatica di reggere agli strappi e alle prese di distanza dell'adolescenza.

Non possiamo mai distrarci, mai sederci pensando che siamo arrivati in fondo alla strada,. perché è proprio allora che ci richiamano in qualche modo, presentandoci qualche bel problema per dirci "ehi ma ci sei?".
Certo, come ho scritto più volte, godiamoci i bei momenti, voltiamoci spesso indietro a guardare la strada fatta, accarezziamo con sguardo fiero i nostri figli e divertiamoci il più possibile con loro. Ma la fatica resta.

Si educa sempre, in ogni momento della giornata, facendo qualunque cosa e a qualunque età. Finché non saranno adulti e, si spera, al centro della propria vita. Perché si educa con la relazione e la relazione con un figlio non finisce. Si trasforma ma non finisce. 

Nessun commento:

Posta un commento