Sempre più spesso si parla per i bambini di difficoltà nella regolazione emotiva.
Fatta eccezione per il disturbo in senso stretto che ovviamente richiede una specifica diagnosi ed intervento, spesso questa categoria viene applicata per esteso ai bambini e le bambine che non sempre manifestano le emozioni nel modo corretto. Ossia come un adulto si aspetterebbe. Quindi con crisi di rabbia, con modalità fisicamente e verbalmente aggressive, con irruenza e agitazione. In genere l'emozione che viene "sregolata" è proprio la rabbia. Per esempio non mi è mai capitato di sentire che non venga regolata la felicità: un bambino eccessivamente felice non ci preoccupa o non ce ne sono?
Provocazioni a parte, la rabbia è un'emozione difficilissima da gestire. Per la sua natura ancestrale e primitiva è forse la più difficile da regolare e molto spesso i genitori e gli insegnanti si allarmano di fronte alle manifestazioni estreme dei bambini arrabbiati e hanno inevitabilmente grosse difficoltà a gestirli.
Ma spostiamo il focus di osservazione: noi adulti gestiamo bene le nostre emozioni e in particolare la nostra rabbia?
Perché se pretendiamo che lo sappia fare un bambino al punto da indirizzarlo a una valutazione diagnostica, dovremmo essere ben sicuri di saperlo fare noi per primi.
Le notizie di cronaca non ci confortano certo in tal senso e non c'è bisogno di fare esempi.
Ma possiamo pensare che, per quanto eclatanti, siano casi limite. Guardiamo allora alla nostra quotidianità, a noi stessi come adulti. Le nostre reazioni sono sempre regolate? Non ci capita mai di urlare senza controllo? Anche per motivi non particolarmente gravi? Non ci capita mai di dare uno sculaccione perché abbiamo perso la pazienza magari proprio perché nostro figlio si è arrabbiato in modo "esagerato"? Non ci capita mai di sbattere una porta, lanciare un oggetto, offendere qualcuno in un momento rabbia? Non "perdiamo mai la testa"? In altre parole, non ci sregoliamo mai?
Pensateci un minuto.
La cosiddetta regolazione si apprende - quando si apprende - nell'arco dell'intero sviluppo emotivo: dunque almeno fino ai 20 anni. Come possiamo darla per acquisita in un bambino se così spesso noi adulti non sappiamo regolarci?
Ma cosa significa regolare un'emozione? Significa avere in mano la manopola di un termostato, per mantenere la temperatura non troppo alta e non troppo bassa. Che, fuor di metafora, implica sapere cosa stiamo provando e comprendere come esprimerlo, senza agire, ma usando preferibilmente il linguaggio. In altre parole, se sono arrabbiato con te non ti picchio e non urlo, ma ti parlo. E lo faccio in modo che tu possa comprendermi. Vi sembra semplice? Quante volte ci riusciamo?
Credo che come adulti ancora una volta abbiamo un compito molto impegnativo: essere l'esempio e il modello. Nessun bambino può imparare a regolare le proprie emozioni se vive in un ambiente non regolato, se ha intorno sé adulti che non regolano essi stessi le proprie emozioni, se vede genitori o insegnanti cambiare spesso umore, urlare, perdere la pazienza con facilità.
Allora propongo un cambio di prospettiva: prima di inviare un bambino ad una valutazione clinica (a volte indubbiamente necessaria peraltro) osserviamo noi stessi e verifichiamo quanto siamo noi per primi in grado di regolarci, di esprimere in modo corretto le nostre emozioni. Il nostro termostato funziona? Noi siamo il termostato dei nostri figli, imparano da noi ad usarlo, osservando come noi utilizziamo il nostro.
Direi allora che quella della regolazione emotiva più che una pretesa per i nostri figli è una sfida quotidiana per ciascuno di noi. Buona regolazione a tutti e tutte!
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