A volte le persone importanti si allontanano. Partono, cambiano casa, o scuola. A volte solo per un periodo, poi tornano. Altre volte definitivamente. A volte si ammalano. O muoiono. A volte ci si separa.
Come comportarsi con i bambini in questi casi? Bisogna parlargli di ciò che accade o è meglio fare finta di niente in modo che la loro vita continui regolarmente senza scossoni?
Ovviamente sono situazioni molto diverse fra loro e l'intensità emotiva è completamente diversa. Un conto un amichetto che cambia scuola o quartiere, un conto un familiare che muore.
Tuttavia, nonostante questa notevole differenza, possiamo individuare un principio base che può guidarci nelle situazioni più disparate.
Il principio è: mai fare finta di niente.
La cosa interessante è che tendiamo a fare finta di niente proprio quando invece si tratta di cose importanti, altro che niente! Se è niente davvero non c'è bisogno di fare finta. Se è davvero una sciocchezza che sia tale. Ma se è una cosa importante allora non possiamo ridurla a niente.
Ecco forse possiamo estendere il principio: mai fare finta.
Perché i bambini sanno. Sanno prima che parliamo e sanno anche se non parliamo.
Sanno perché la loro viva e percettiva emotività, la loro capacità di essere in sintonia con l'ambiente che li circonda li rende particolarmente ricettivi a tutti i segnali anche non verbali, che sono inevitabili: sguardi, espressioni del viso, posizioni del corpo, discorsi a bassa voce e frasi interrotte, occhi rossi di pianto e sospiri. Stanchezza, nervosismo, distrazioni e agitazione, litigi, silenzi, bugie e omissioni. Cambiamenti di abitudini, di spazi e tempi. E ogni altra variazione, per quanto piccola possa apparirci.
E se per tutti questi piccoli o grandi cambiamenti non c'è una spiegazione chiara, esplicita e comprensibile il bambino comincia a farsi tante domande e comincia ad essere preoccupato e angosciato: che succede? Perché accadono queste cose? E' colpa mia? Io che posso fare per cambiare le cose? Cosa accadrà domani? Forse anche altre persone possono sparire senza avvisare? Anche io ? Anche la mia mamma?
E queste - e simili - domande e la preoccupazione cominciano a trasformarsi in comportamenti: il bambino diventa agitato, più "capriccioso", tende a chiedere più attenzioni e a fare più fatica a separarsi: si addormenta con più difficoltà, non vuole andare a scuola, tende a non fare le cose da solo e a chiedere sempre più attenzione in qualunque modo. Ha bisogno di essere rassicurato. Sta accadendo qualcosa di importante intorno a lui, ma non sa cosa e non sa farsene una ragione. E' in allarme. Gli manca la terra sotto i piedi.
Per evitare tutto questo - la cui intensità è variabile naturalmente in base alla situazione - basta non fare finta di niente. Basta dire cosa sta accadendo. Non in modo brutale ovviamente. In modo il più possibile concreto, con poche parole semplici e chiare, senza giri di parole né drammatizzando. Il come dire, quando dire e cosa dire è diverso a seconda della situazione. In alcuni casi sarà più facile, in altri molto più difficile. Sembra strano ma non c'è fatto della vita che non si possa dire, di cui non si possa parlare. La ragione per cui a volte ci sembra impossibile non è perché temiamo che sia difficile per lui o lei, ma perché è difficile per noi. Come parlare della separazione, della malattia e della morte? E' un così grande dolore per noi che ci sembra di non avere parole. E' troppo faticoso rispondere alle domande e trovare parole per spiegare ciò che a volte non si può spiegare. Ecco non sempre sappiamo spiegare. Ma dobbiamo dire. Perché si possa parlare e condividere. Se c'è uno spazio per parlare il bambino non ha paura, sa che può domandare, può essere ascoltato. Soprattutto sa cosa accade intorno, sa perché il silenzio, il cambiamento di abitudini e tutte le altre stranezze e non deve tenere tutto questo sotto controllo. Può affidarsi all'adulto e stare più tranquillo. I bambini sono molto più capaci di noi ad affrontare i cambiamenti. Diamogli fiducia.
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