Già: chi è l'adulto?
Domanda apparentemente banale e dalla risposta scontata.
Ovvio: gli adulti siamo noi.
Eppure non è così banale.
Noi siamo gli adulti e i nostri figli sono bambini o ragazzi. Comunque non ancora adulti.
Ovvio anche questo.
Eppure questa affermazione così scontata da risultare ovvia, e persino banale appunto, implica a ben guardare molte conseguenze importanti.
Implica il fatto che la responsabilità delle decisioni spetta a noi. Anche di quelle incerte e faticose.
Spetta a noi decidere a che età si può avere uno smartphone, non alla insistenza delle richieste che riceviamo. Spetta a noi stabilire quali programmi si possano guardare e quali videogiochi si possono giocare, non al gruppo dei pari, né tantomeno al mercato. E spetta a noi sostenere l'inevitabile conflitto che questa responsabilità comporta.
Essere adulti comporta che non possiamo mettere a parte i figli delle nostre questioni intime come fossero i nostri amici. Non possiamo coinvolgerli nelle nostre delusioni sentimentali o nei problemi lavorativi o di altra natura. Non sono loro che devono consolarci o proteggerci. Ma noi che dobbiamo consolare e proteggere loro.
Non possiamo coinvolgerli nelle eventuali difficoltà di relazione che abbiamo con l'altro genitore. Non possiamo chiedere a loro se rimanere sposati o separarci. La responsabilità della scelta - anche per ciò che riguarda le conseguenze per loro - è solo nostra. Per quanto enorme, non spetta ai nostri figli alleggerire per noi questo fardello. Siamo noi che dobbiamo alleggerirlo a loro.
Se siamo genitori separati non possiamo chiedere loro di essere il tramite per la comunicazione - difficile - coll'altro genitore. Per quanto faticosa spetta a noi e solo a noi. Loro sono i figli dell'altro genitore. Non l'ex moglie o l'ex marito.
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Essere adulti significa sapere che siamo il loro modello e il loro ideale. Anche quando ci contestano e sembrano rifiutarci. Ciò che imparano non lo imparano dalle nostre parole, ma vivendo a fianco a noi e assorbendo il nostro mondo emotivo e relazionale. Se quando ci arrabbiamo tendiamo a perdere il controllo lo perderanno, se noi condividiamo saranno generosi, se siamo ostili saranno diffidenti, se sappiamo piangere sapranno farlo anche loro e se li abbracciamo ci abbracceranno.
Alla fine dei conti questa cosa così ovvia - gli adulti siamo noi - è una gran fregatura perché comporta moltissime responsabilità e molte gatte da pelare che non possiamo lasciar pelare a loro.
Per questo diventa una domanda necessaria. Nelle difficoltà di ogni giorno, quando non sappiamo se dire o non dire, se fare o non fare possiamo chiederci "chi è l'adulto?". La risposta a questa domanda sarà un inizio di soluzione del problema.
A questo punto temo che la vera domanda difficile sia: ma noi siamo adulti?
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