"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

27 novembre 2017

LO SPAZIO DEL PRIMO FIGLIO

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La nascita di un fratello o una sorella è un evento sconvolgente.
Nel senso letterale del termine. Sconvolge, ossia muta radicalmente relazioni, ruoli, posizioni. Quella che fino a quel momento era una posizione di assoluta e incontrastata centralità -specie nella nostra cultura - diventa una posizione quantomeno de-centrata. Questo nonostante gli sforzi importanti e necessari da parte di genitori e nonni di dedicare molte attenzioni al più grande. A volte anche troppe attenzioni. Che, se eccessive, rischiano di nascondere o edulcorare il senso di un cambiamento inevitabile e col quale è necessario confrontarsi.

Il punto è che non è solo o principalmente questione di attenzioni. Il bambino o la bambina sanno benissimo, già dalla gravidanza, che non sono più gli unici. Che ora c'è un altro o un altra che contende loro ciò che di più prezioso esiste per un figlio: l'amore dei genitori. Ovviamente la nascita di un altro figlio non diminuisce in alcun modo l'amore per il primo. Anzi. Ma lui o lei non lo sanno. Lo sperimenteranno col tempo. Negli anni scopriranno la ricchezza del rapporto di fratellanza, comprenderanno che le risorse in una famiglia non si contendono, ma si condividono.

Ma tutto questo viene dopo. Molto dopo. All'inizio e negli anni seguenti c'è la percezione che qualcosa è cambiato (ed in effetti è così), che ciò che prima era esclusivamente per me (amore, tempo, spazi, attenzioni, energie, ecc.) ora è anche di qualcun altro.
E a questa percezione ogni bambino reagisce in modo diverso: qualcuno diventa aggressivo, altri sono particolarmente dolci e carini col piccolo, qualcun altro si arrabbia con la mamma, altri mostrano di ignorarla, altri ancora cercano rassicurazione in comportamenti più infantili rispetto all'età che anno. Ma tutti - a modo proprio - cercano un nuovo ruolo, una nuova identità in questo sconvolgimento. Chiedono continue conferme.
Conferme di esserci, di essere visti e amati. Come prima. Come l'altro. Per questo tutti i genitori raccontano di liti che si scatenano sul confronto. Per esempio a tavola: "a lui ne hai dato di più!", "perché prima a lei?". E molte situazioni simili e di frequenza quotidiana.

In effetti anche il primo figlio ha bisogno di uno spazio. Ha bisogno che il suo spazio, che prima era assoluto e ovvio, sia ri-creato, in modo nuovo, in considerazione delle nuove esigenze della famiglia. Ma ha certamente bisogno di avere un suo spazio. Non un cameretta, ma uno spazio emotivo e affettivo, che sia suo ed esclusivamente suo, con i genitori e in particolare con la mamma che è la figura rispetto alla quale, per ovvie esigenze di accudimento del più piccolo, più si trasforma il legame.

Uno spazio siffatto è uno spazio in cui, quando possibile, possa ritrovare - ricostruire - dei momenti di intimità esclusiva con la mamma. In cui possa non dover condividere ogni momento con il fratello o la sorella. In cui non debba essere sempre quello che capisce perché è più grande. Quello che aspetta perché è il più grande. Quello che 'abbozza' perché è il più grande. In cui possa esprimere rabbia e disappunto verso il fratello o la sorella. In cui possa salvaguardare i suoi oggetti cari dall'invadenza inevitabile e sana dell'altro.

Allora, in un confronto quotidiano e imprescindibile con l'Altro rappresentato dal fratello o la sorella, eppure riconosciuto e amato come individuo unico, e speciale in quanto unico, sperimenterà che avere un fratello o una sorella è un grande regalo: io non sono il centro del mondo e per questo non sono solo. L'amore non si contende, si condivide.

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