"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

16 ottobre 2017

GIUSTO O SBAGLIATO?


Sarà giusto? Sarà sbagliato? Faccio bene o faccio male? Negli ultimi giorni, - alla ripresa dei gruppi e degli incontri individuali - i genitori mi hanno riproposto queste domande.

Ogni genitore si fa queste domande, spesso molte volte al giorno. E a ragione. Perché nella nostra cultura sembra che ad ogni errore del genitore corrisponderà un trauma insormontabile per il bambino e la bambina. Tutto dipende da noi e solo da noi. Sappiamo bene, per averli vissuti sulla nostra pelle, come possono pesare cattivi metodi educativi e proprio non vogliamo essere i responsabili dell'infelicità dei nostri figli e, timore ancora più grande - quasi indicibile - non essere amati e riconosciuti da loro come buoni genitori.

E dunque ecco il dubbio: giusto o sbagliato? Il dubbio spesso ci paralizza e finiamo per non decidere, per non prendere posizione, o per essere incoerenti - ora una cosa ora l'altra - pur di non correre il rischio di sbagliare. E questo non aiuta i nostri figli, che si ritrovano senza una guida salda, senza una bussola, senza un adulto che indichi loro con sicurezza il cammino. E così arriva l'ansia e l'insicurezza, dei genitori e dei figli.

Oppure ci si affida ai libri, ai siti, ai consigli degli esperti, ma a volte l'ansia e l'incertezza aumentano anziché diminuire, perché gli standard di perfezione risultano irraggiungibili e i consigli generali inapplicabili alle mille sfumature del singolo caso. Esperienza confermata anche da una recente ricerca dell'Università di Swansea, Regno Unito, che illustra come lil 53 % delle lettrici di un manuale sia più ansiosa dopo la lettura e solo il 22% più calma (http://www.swansea.ac.uk/media-centre/latest-research/newresearchfindslinkbetweensomebabybooksandpostnataldepression.php).

Ho già cercato sinteticamente di riflettere sulle ragioni di questo atteggiamento in uno dei primi post di questo blog https://lartedieducare.blogspot.it/2017/03/i-genitori-oggi.html, dunque non mi dilungo su questo punto. La questione piuttosto resta come uscire dall'impasse.

Ai genitori che mi pongono questa domanda - e a me stessa ogni volta che anche io me la pongo - rispondo che non esiste il giusto e lo sbagliato. Non è questo il punto. Esiste la cosa più adatta. Più adatta ai bisogni del bambino o della bambina, innanzitutto. Bisogni diversi da individuo a individuo e di momento in momento. Più adatta alle possibilità del genitore e della famiglia, anche queste diverse e variabili. Dunque il primo passo è - ancora una volta- ascoltare e farsi domande: di cosa ha bisogno? Cosa posso fare per lui o per lei? Cosa mi rende (ci rende) più sereni e in armonia?. Le risposte a queste domande non sono scritte in un manuale né in un sito. E spesso neanche la nonna le conosce perché - per cultura - non se le è mai poste. Il confronto aiuta, con l'altro genitore, con gli amici o in gruppo. Non il consiglio. Il confronto. Che è cosa diversa. Nostro il figlio, nostra la domanda, nostra la risposta.

E poi. A volte diamo alle nostre domande risposte che non funzionano. Non una, ma molte volte, prima di trovare quella efficace. Per dirla con i termini consueti sbagliamo. E allora? Cosa succede se sbagliamo? Assolutamente nulla. Se ci rendiamo conto che qualcosa non va possiamo - sempre - riparare. Cambiare, trovare modi nuovi, apprendere dal'errore. Chiedere scusa. Questo - fra l'altro - insegnerà ai nostri figli che sbagliare è possibile, anzi inevitabile e utile. E che si può riparare.

E poi ancora. Alleggeriamo. Non ci è chiesto di essere genitori perfetti - guai! se lo fossimo - prendiamoci in giro, divertiamoci, accettiamo anche le parti buie - quelle che non ci piacciono e vorremmo non vedere più - perché solo così potranno ricevere un po' di luce. Abbassiamo l'asticella del dovere e della ricerca della perfezione e concediamoci qualche umano sbaglio.
I nostri figli non ce ne vorranno per questo. Corriamo anzi il rischio di sbagliare. Hanno più bisogno di genitori imperfetti che si assumono il rischio e rimediano che di genitori immobili e insicuri che per paura non osano mostrare la via.

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