"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

27 marzo 2017

I genitori oggi



Siamo sotto accusa miei cari genitori. Ci dicono che non sappiamo porre limiti, che non siamo autorevoli, che non responsabilizziamo... Insomma proprio non siamo capaci. E si diffondono "scuole" che insegnano a fare i genitori.

E ci dicono che invece prima... Allora sì che i genitori sapevano fare il loro mestiere! Certo, spesso non usavano metodi raffinati ma - ci dicono - i risultati sono quelli che contano.

Cosa è successo dunque? Perché sembra che oggi dobbiamo imparare ciò che prima -dicono- veniva naturale?

Sono successe tante cose. Molto in sintesi e semplificando un po':

 In passato ai bambini non si dedicava tutta l'attenzione che gli si dedica oggi. Oggi si parla di "puerocentrismo" perché l’infanzia ha assunto una centralità culturale, etica e commerciale (fattore da non trascurare) che non aveva mai avuto prima nella storia. .

Sono venuti meno punti di riferimento educativi condivisi: la famiglia di origine, la comunità, una morale condivisa.  La nostra società tutta, non solo quella parte che ha un ruolo educativo, è frammentata in tanti microcosmi, spesso individuali, ciascuno dei quali cerca i propri punti di riferimento, etici ed educativi. Questa è senza dubbio una grande conquista di libertà laddove spinge ad una ricerca di senso. Ma è senza dubbio assai più faticoso dare un senso alle cose in solitudine, senza il sostegno di una “comunità educante”.

E' ormai diffusa la consapevolezza dell'importanza delle esperienze infantili sulla costruzione della personalità futura. Agire diventa quasi impossibile, presi dai  mille dubbi, dalla ricerca di una perfezione educativa che non solo è irraggiungibile, ma anche poco auspicabile. Spesso si arriva a pensare che “non fare” sia meno dannoso che “fare”. L'insicurezza ci paralizza.

Non per questo il passato è di per sé migliore. Un passato in cui c’era più chiarezza, ma anche più rigidità, più sicurezza, ma anche più violenza, in tutti i sensi.

La sfida odierna si gioca tutta qui. Nella ricerca di un ruolo educativo capace di formare adulti autonomi, responsabili ed emotivamente equilibrati, ma non lacerati, feriti, compressi, incompresi e violentati. 

Sono convinta che questa ricerca possa avvenire solo facendosi domande. E cercando risposte insieme, uscendo dall’isolamento quotidiano di ciascuno, tralasciando i libri e i siti Internet che ci forniscono soluzioni preconfezionate e standardizzate. Ecco allora i gruppi, le "Scuole" di genitori, lo scambio quotidiano. Non per "insegnare". Ma per riflettere insieme, condividere, scambiarsi esperienze, risorse e, anche, trovare punti di riferimento autorevoli. Insomma costruire quella comunità educante che si è sfaldata.

Solo così torneremo ad essere capaci, in modo più libero. Perché "educare è un'impresa creativa".


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