"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

6 aprile 2020

GENITORI IN QUARANTENA

Foto di torsmedberg da Pixabay
Sembra passato un secolo dal mio ultimo post (http://lartedieducare.blogspot.com/2020/03/fermarsi-senza-bloccarsi.html) e invece non è passato neanche un mese. Invitavo a trasformare le difficoltà in opportunità. E questo invito è ancora vivo, se possibile anche più di prima. Eppure ora siamo in un'altra fase. Si prospettano tempi lunghi ed è già un mese - giusto giusto - che le scuole in tutta Italia sono chiuse. Genitori e figli abbiamo sulle spalle un mese difficile e davanti a noi un tempo indefinito e pieno di incertezze, dubbi, paure. Come affrontarlo in qualità di genitori?

Fin qui si sono moltiplicati i suggerimenti su come trascorrere il tempo a casa (per adulti, ragazzi e bambini): canali you tube, mailing list, catene whatt'sApp, siti, riviste on line e chi più ne ha più ne metta. Fattura casalinga o professionale, noiosi, stimolanti, divertenti. Insomma la gran parte della creatività italiana (e non solo immagino) si è dedicata a risolvere il problema di come trascorrere il tempo. Laddove all'inizio sembrava questo il problema principale e probabilmente, almeno per molti, lo è. Sicuramente lo è per bambini e ragazzi.

Il risultato è un bombardamento di proposte, inviti, stimoli: audio e video letture, ginnastica, lavoretti, visite di musei virtuali, blog (per non parlare della didattica che è un capitolo a sé). Alla fine non c'è tempo per fare tutto! e così quello che doveva essere un tempo vuoto è diventato un tempo super pieno, anzi iper pieno!
Anche nella quarantena abbiamo replicato il nostro vizio come generazione di genitori: riempire il tempo, nostro e dei nostri figli. E così stiamo perdendo una delle opportunità di cui parlavo un mese fa.

Perché sotto questo tempo iper-pieno è rimasta l'ansia, la paura, l'angoscia, lo sgomento per una situazione semplicemente incomprensibile e inimmaginabile. E probabilmente è proprio per non affrontare questo sgomento che ci siamo affannati ancora un volta a riempire. Perché il vuoto non lasci affiorare la paura.
Ma ancora una volta sono i nostri figli - come sempre- a riportarci dentro di noi, a metterci di fronte a ciò che non vogliamo affrontare.

Perché accade - stando ai racconti dei genitori- che sono svogliati, dormono troppo o troppo poco o troppo tardi, sono irritabili, non accettano nessuna delle tante meravigliose proposte che i genitori inventivi e volenterosi offrono loro, non si concentrano su nulla e finiscono per placarsi solo di fronte a uno schermo.
Cosa succede? Perché con tante possibilità a disposizione - camere piene di giocattoli e internet pieno di proposte- i bambini non riescono a stare tranquilli, a concentrarsi, a dedicarsi a qualcuna delle tante belle attività che offriamo loro?

Perché anche loro sono spaventati, angosciati, preoccupati e più lo siamo noi, più lo sono loro. Il loro problema - e secondo me anche il nostro - non è come impiegare il tempo. E' comprendere, elaborare ciò che sta succedendo, per quanto possibile. Da un giorno all'altro si sono ritrovati senza scuola, senza maestre, senza altri bambini, senza natura, e senza movimento. E loro meno di noi sanno perché e per quanto. Dunque prima di ogni altra cosa, prima di qualunque proposta, hanno bisogno di essere rassicurati. Come fare?

Innanzitutto questo ci impone di affrontare noi per primi le nostre ansie e la nostra angoscia. Non si sfugge. Solo se cerchiamo noi per primi una forma  di equilibrio - per quanto provvisorio e precario -possiamo rassicurarli. E' la nostra responsabilità di genitori in questo momento, nonostante i problemi, il lavoro, le preoccupazioni, l'incertezza e la devastazione. Non abbiamo alternative su questo punto.

Fatto ciò, possiamo passare all'azione:
  1. spiegare cosa sta succedendo: con un  linguaggio adatto all'età del bambino, perché possa farsi un'idea, anche molto semplice, di ciò che accade e con modi e tempi propri possa fare domande ed esprimere sentimenti ed emozioni. Con i bambini più grandi e i ragazzi è importante parlare e ascoltare, creare occasioni - non lunghe, non "ufficiali", bensì semplici, quotidiane - di scambio, anche di sfogo se necessario.
  2. creare abitudini: tutte le abitudini precedenti sono saltate e non riprenderanno fra breve. Dobbiamo creare nuove abitudini, adatte ai nuovi ritmi della famiglia, del bambino, della didattica (dove c'è). Le abitudini rassicurano, scandiscono la giornata, facilitano l'organizzazione. 
  3. definire regole nuove: quelle di prima in molti casi risultano non applicabili o non adeguate. Ma una completa de-regulation crea ansia, conflitti continui, difficoltà di gestione. Stabiliamo regole nuove, adatte alla nuova situazione, per l'uso dei dispositivi, la condivisone degli spazi e dei tempi, la distribuzione delle mansioni domestiche, i compiti scolastici, ecc.
  4. lasciarli stare: e dopo tutto ciò, lasciamoli in pace. Il nostro ruolo di genitori riguarda i punti 1-3 (e la loro fondamentale premessa iniziale) e vi assicuro che non è né poco né semplice. Siamo genitori, non animatori (né tantomeno docenti, istruttori di ginnastica, esperti in lavoretti o altro). Lasciamo il loro tempo vuoto. Se i punti precedenti hanno funzionato saranno loro a impiegarlo (non a riempirlo) come vorranno, in base all'età, agli interessi e all'umore del momento. Useranno i giocattoli a disposizione o ne inventeranno di nuovi, leggeranno o balleranno, inventeranno storie o canzoni o vorranno fare quell'attività arrivata sulla chat che prima avevano rifiutato. Ci proporranno di fare alcune di queste cose  insieme probabilmente. O forse penseranno. Un po' si annoieranno. Meno male.


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