"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

5 novembre 2018

ELOGIO DELLA LENTEZZA


Viviamo di corsa. Abbiamo sempre fretta. Viviamo in ritardo, o con il timore di esserlo. Mentre facciamo una cosa già stiamo pensando a quella - o più spesso a quelle - successiva.
Mettiamo la stessa fretta ai nostri figli. Che invece hanno la loro lentezza. Per noi un'insopportabile lentezza. Bisogna sempre sbrigarsi e spesso non c'è tempo per lasciarli fare da soli, per lasciare che mettano il calzino in modo sbagliato. Spesso c'è poco tempo anche per stare insieme e per parlare. Le faccende ci attendono, la cena è da preparare, la doccia da fare.
Ma non è solo questa la velocità continua a cui sono esposti i nostri figli.
C'è anche quella delle immagini. E delle storie.
Eccezion fatta per i cartoni animati rivolti ai bambini molto piccoli, il linguaggio visivo oggi è molto veloce. Non solo il montaggio è serratissimo. Ma anche le sceneggiature, il ritmo dei dialoghi e l'incalzare della vicenda. La musica e i colori vivissimi in genere accentuano questo linguaggio. Quando non subentrano gli effetti speciali ovviamente. Penso per esempio ai film di animazione della Pixar e della Disney, ma non solo.
Bisogna rivolgersi a prodotti meno diffusi per trovare il gusto del racconto e della lentezza. Lentezza di immagini, di ritmo narrativo e dunque di emozioni. Penso per esempio ai film dello Studio Ghibli, ma non solo.
Se i primi suscitano piacevole divertimento, buonumore, sorpresa, eccitazione, competizione per la vittoria del protagonista, i secondi smuovono una gamma più articolata di emozioni: attesa, stupore, delusione, malinconia, tristezza, gioia, sollecitando lo spettatore alla condivisione dei sentimenti rivelati dal racconto e dalle immagini.
Non intendo fare un confronto fra film belli e film non belli. Anzi ci sono film belli e meno belli in entrambe le categorie. Credo che debbano essere proposti e goduti entrambi.
Anzi è proprio questo il punto. Solitamente proponiamo solo - o prevalentemente - i primi. Così riproduciamo nel linguaggio visivo e nel tempo ludico quella velocità che è ormai la cifra distintiva del nostro tempo. In questo modo i bambini e le bambine non imparano a soffermarsi. Sulle emozioni per esempio. Perché ci sia il giusto tempo per passare da una scena all'altra, da un'emozione all'altra. Non imparano ad attendere. Lo svolgersi della vicenda, il tempo dell'attesa narrativa. Non imparano a concentrarsi, per seguire la narrazione: si abituano a uno svolgimento immediato e veloce, senza pause. Mi chiedo se possa esserci correlazione col fatto che il deficit di attenzione è oggi fra le diagnosi più comuni.
Nella prassi veloce della vita quotidiana non imparano la pazienza, l'attesa, la noia. Stiamo crescendo bambini smart, veloci e multitasking. Con problemi di concentrazione, scarsa empatia e difficoltà nella regolazione emotiva.
Se non sempre possiamo rallentare i ritmi quotidiani, per quanto sarebbe auspicabile, proviamo un piccolissimo e piacevole antidoto. Variamo i prodotti visivi che proponiamo ai nostri figli. Pixar e Studio Ghibli. Disney degli ultimi anni e dei primordi. Masha e Orso e La Pimpa. Avete mai provato a vedere insieme un film muto? Con la nostra presenza sono una bellissima proposta. Stanlio e Ollio, Charlie Chaplin... Non è roba andata. Possono ancora emozionare e divertire, noi e loro. Con lentezza.

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