"Educare i figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza"
Bettelheim

29 maggio 2017

BENVENUTA FRUSTRAZIONE

Di recente uno dei miei laboratori con i genitori si è concluso con un monito:
GENITORI SOTTRAETEVI!

A cosa? Allo strapotere dei vostri figli.

Cosa vuol dire sottrarsi al potere dei figli? Quale potere?

Per esempio il potere di interromperci ogni volta che parliamo. Il potere di  non farci andare al bagno in solitudine. Il potere di non farci fare una telefonata. Allungate voi la lista a vostro piacere.

E perché mai dovremmo sottrarci? Non hanno forse bisogno di tutta la nostra attenzione? Non ci avete spiegato che hanno bisogno di sentirsi considerati, amati, accettati e che dobbiamo rispondere solleciti ai loro bisogni? Perché ora dovremmo sottrarci? Non finiranno per sentirsi poco importanti per noi?

La risposta più immediata è: semplicemente per sopravvivere. E questo è un aspetto, ma non l'unico e non il più importante.

La risposta dunque si fa più complessa.

E' vero. I bambini hanno bisogno di ascolto, accettazione, amore incondizionato. Ma hanno anche bisogno di frustrazione. Si, proprio di frustrazione. Parola (e con essa l'esperienza emotiva che designa) sempre più rara oggi. E per questo quanto mai necessaria.

Con essa si intende l'esperienza della delusione, del fallimento e dell'inutilità di uno sforzo (dal lat. frustra, invano). La sua importanza nella formazione emotiva di un individuo sta nel fatto che consente di limitare il proprio senso di onnipotenza e confrontarsi con il limite.

Esperienza indispensabile per una vita emotivamente sana ed equilibrata. Se infatti ottengo ogni cosa che chiedo, se ogni volta che ho un bisogno seppur piccolo, viene immediatamente soddisfatto, se ogni volta che qualcosa mi infastidisce mi viene subito tolta dalla vista, se non devo mai aspettare o rinviare il soddisfacimento di un bisogno, come potrò comprendere che ho dei limiti? Che non sono il centro del mondo? E quando poi non sarà possibile soddisfare un mio desiderio perché avrò chiesto l'impossibile come potrei non arrabbiarmi?

Ecco allora che l'esperienza della frustrazione serve anche per affrontare la rabbia. Piccole frustrazioni quotidiane a piccole dosi servono a far sperimentare al bambino/a il senso della realtà, il senso del limite e in tal modo rendono meno esplosiva la rabbia.

Ecco allora che se stiamo parlando con qualcuno, possiamo tranquillamente chiedere a nostro figlio/a di aspettare qualche minuto. Se dobbiamo andare in bagno possiamo tranquillamente chiudere la porta anche se protesta. Se siamo stanche e abbiamo bisogno di un po' di tempo per riposarci possiamo serenamente chiedergli di aspettare prima di giocare insieme. Se vuole un gioco, per quanto di poco valore, possiamo farlo aspettare qualche giorno, se non riesce a fare una cosa (per es. infilarsi i pantaloni) possiamo evitare di farla al posto suo e suggerirgli un modo più efficace incoraggiandolo a riprovare.

Protesterà, certo. Si arrabbierà. Ma noi possiamo accogliere quella rabbia, comprendendola, ma sapendo che lo stiamo aiutando a crescere.

Perché sarà un bambino, e poi un adulto, capace di aspettare, di accettare un rifiuto, di collaborare, di rispettare i bisogni altrui, di provare desiderio.

Che non è poco.

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