Avete ritirato le fatidiche pagelle? Che effetto hanno fatto? Soddisfazione, orgoglio, rabbia, delusione, scoraggiamento...
Sono molte le emozioni che si scatenano davanti a quei numeri che riassumono in modo così rotondo pregi e difetti dei nostri figli.
Ecco, il punto è questo: che ci piaccia o no - a me no - sono numeri. Che indicano una valutazione. E' discrezione dell'insegnante come vengono utilizzati: per incoraggiare, per spronare, per punire... in modo generoso o in modo parsimonioso.
In ogni caso quando la pagella è nelle nostre mani sta a noi capire come utilizzarla nel rapporto coi nostri figli. Possiamo fermarci ai numeri. Elogiare, premiare o sgridare e punire. Mostrarci soddisfatti o delusi. A seconda dei numeri appunto.
Oppure possiamo parlare. Trasformare quei numeri rotondi e netti in un discorso. Già perché quei numeri in effetti racchiudono un discorso. O meglio una storia. La loro storia di bambini e bambine o ragazzi e ragazze alle prese con la scuola e tutto ciò che comporta. Una storia fatta innanzitutto di un punto di partenza. Di un punto di arrivo provvisorio - la pagella - ed una meta finale.
Allora possiamo provare a sederci vicino a loro e leggere insieme quei voti: da dove sei partito Quali difficoltà hai incontrato? Cosa hai fatto per superarle? C'è stato impegno? Ci sono stati passi avanti? O passi indietro? Perché? Cosa puoi - possiamo - fare per fare altri passi avanti? E dove vuoi - vogliamo - arrivare? Come fare? Quali risorse hai nel tuo zaino per andare avanti? E quali mancano? E noi genitori come possiamo sostenerti in questa storia?

Ecco allora che un elenco di numeri si trasforma in un discorso. Su loro e su noi. Sul presente, il passato e il futuro. Altra cosa sono i premi e le punizioni.
Perché ciò che conta non è la valutazione ma la conoscenza di sé. Chi sono io? Cosa so fare? Cosa posso fare? Cosa mi è difficile fare? E Come posso provare a farlo? Dove voglio andare?
Posso chiedere a una scimmia di arrampicarsi su un albero. Non di spostare una catasta di pietre. Ma posso chiedere all'elefante di spostare le pietre. Non di arrampicarsi sull'albero.
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